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AVVENIRE
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2010-09-14
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CORRIERE della SERA
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2010-09-14
riscontrate "diffuse situazioni di sporcizia"
Verona, sequestrate 10 milioni di uova
conservate tra topi ed escrementi
Operazione dei Nas nei magazzini di una ditta
che riforniva note industrie dolciarie nazionali
riscontrate "diffuse situazioni di sporcizia"
Verona, sequestrate 10 milioni di uova
conservate tra topi ed escrementi
Operazione dei Nas nei magazzini di una ditta
che riforniva note industrie dolciarie nazionali
MILANO - Dieci milioni e 300 mila uova, per un valore commerciale di due milioni di euro, "conservate a temperature non idonee, con percolati di uova rotte, tra insetti, roditori e relativi escrementi", sono state sequestrate dal Nas dei carabinieri in un magazzino di una ditta di Verona specializzata nella fornitura di ovoprodotti destinati a note industrie dolciarie nazionali.
LE ISPEZIONI - Oltre al magazzino, i militari di Padova hanno ispezionato anche "l'area di sgusciatura e lavorazione della ditta dove sono state riscontrate diffuse situazioni di sporcizia, risalenti alla precedente lavorazione" e hanno quindi richiesto all’Autorità sanitaria "l'inibizione all’uso dell'intera linea di lavorazione dell’azienda stessa fino all’adeguamento ai regolari criteri igienici". Il sequestro ha permesso di impedire l'eventuale utilizzo delle uova nella preparazione di sottoprodotti destinati quali ingredienti in prodotti dolciari da forno, come ad esempio i panettoni, i pandori, ma anche merendine di produzione industriale (fonte: Apcom).
14 settembre 2010
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REPUBBLICA
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2010-09-14
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L'UNITA'
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2010-09-14
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il SOLE 24 ORE
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2010-09-17
Sicurezza alimentare: sequestrate merci per 145 milioni di euro
di Claudio TucciCronologia articolo17 settembre 2010
Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2010 alle ore 14:03.
Mozzarelle blu, rosa, a pois, cambi di etichette, pesce e carni "taroccate": nel 2009 sono stati effettuati 700mila controlli in campo agroalimentare che hanno portato al sequestro di merci per 145 milioni di euro. L'annuale rapporto, Legambiente-Movimento difesa del cittadino (Mdc), "Italia a Tavola", evidenzia come le frodi alimentari mettano sempre più a repentaglio la sicurezza e la qualità del cibo italiano e, sottolinea il presidente del Mdc, Antonio Longo, "sono anche un vero e proprio "business" per la criminalità organizzata, a causa del valore crescente in termini economici del made in Italy".
Carni, allevamenti, prodotti lattiero caseari e made in Italy sono i settori più nel mirino dei contraffattori del cibo. Tra i casi più eclatanti di irregolarità pericolose per la salute, l'operazione "Somatos" portata a termine dai Nas, che hanno smascherato un spaccio di sostanze vietate in zootecnia (ormoni). "Non bisogna abbassare la guardia - ha commentato Francesco Ferrante della segreteria nazionale di Legambiente - soprattutto sul fronte delle frodi ai danni delle pmi, che rappresentano il target più sensibile alle mire dei gruppi organizzati che speculano sul settore".
Il falso made in Italy è un mercato allettante anche per i prodotti esportati, grazie a un "stacca-attacca" di etichette, sottolineano i carabinierei per le Politiche agricole e alimentari, che a Ferentino (Fr) hanno sequestrato rotoli di etichette recanti la dicitura "mozzarella bufala" e "frozen bufala mozzarella". I problemi principali del settore ittico sono invece il mancato rispetto delle norme di igiene sanitaria, di conservazione e di tracciabilità. La guardia costiera, nel corso dell'operazione Giano (durante le festività natalizie 2009) ha scoperto oltre 324 tonnellate di pesce scaduto o in cattivo stato di conservazione e intercettato una vera e propria filiera di distribuzione nazionale di specie ittiche provenienti dall'area est asiatica. I sequestri non sono mancati neppure alle frontiere: nel 2009 l'agenzia delle Dogane ha scoperto oltre 25mila barattoli di pomodori "San Marzano" falsamente etichettati e oltre 24mila chili di formaggio a pasta filata dichiarata "mozzarella", proveniente da una azienda tedesca e destinata in Libia.
L'allarme di Legambiente: troppi pesticidi sulla tavola degli italiani
di Claudio TucciCronologia articolo18 giugno 2010
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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2010 alle ore 13:00.
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Ancora troppi pesticidi nella frutta e nella verdura. È contaminato un prodotto ortofrutticolo su 3 e, ormai, tracce di "ingredienti" chimici sono presenti anche nei prodotti derivati, come pane, miele e vino. L'allarme è lanciato dall'annuale rapporto di Legambiente, "Pesticidi nel piatto", presentato oggi a Roma, che evidenzia come poco meno del 50% della frutta (e cioè appena un frutto su 2) sia immune da pesticidi, mentre la percentuale sale al 76,4%, per quanto riguarda la frutta.
Anche se la percentuale di prodotti "fuorilegge" si conferma bassa: l'1,3%, per quanto riguarda la verdura (contro lo 0,8% del 2009) e il 2,7%, tra i prodotti derivati. Mentre diminuiscono i campioni di frutta irregolari per residui oltre i limiti consentiti o per molecole non autorizzate, passando dal 2,3% dello scorso anno all'1,2%, attuale.
"La strada da percorrere per raggiungere un uso sostenibile dei fitofarmaci è ancora molto lunga", ha commentato il presidente nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza. Che ha ricordato come tutt'ora rimanga in piedi problema del cosiddetto "multi residuo" cioè, l'effetto sinergico dovuto alla presenza contemporanea di differenti principi attivi sul medesimo prodotto, e quello della rintracciabilità di pesticidi revocati oltre il termine fissato per lo smaltimento delle scorte. "Aspetti delicati", ha proseguito il responsabile Agricoltura di Legambiente e senatore Pd, Francesco Ferrante, che ha evidenziato di essersi fatto promotore di un disegno di legge, "che mira a ridurre - ha detto - e armonizzare l'uso degli "ingredienti" chimici in agricoltura, e soprattutto, a regolamentare la normativa sul multi residuo e promuovere, al tempo stesso, la ricerca sugli effetti sinergici del cocktail chimico sul prodotto e sull'organismo umano".
Il 45% delle pere controllate poi presenta più di un residuo. È quanto emerge dall'indagine sugli 8.560 campioni ortofrutticoli analizzati (-204, rispetto agli 8.764 dello scorso anno) da Arpa, Asl e laboratori zooprofilattici. Male il Veneto, dove quasi una pera su 2 è "contaminata", ancor peggio, l'Emilia Romagna, con soltanto il 5,7% dei campioni privo di residui chimici. Sorte più o meno simile per le fragole, che, a livello nazionale, fanno registrare una percentuale di contaminazione da multi residuo chimico, pari al 40,9 per cento. Non brilla nemmeno l'uva: in Puglia, il 66,7% del prodotto analizzato presenta più di un residuo. Tracce di fungicidi e insetticidi sono emerse anche nell'uva analizzata in Basilicata e irregolarità sono state trovate in 2 campioni di uva nel Lazio. Anche l'85,8% dei campioni d'uva analizzati in Trentino (Bolzano) presentano uno o più residui chimici. Male, anche, gli alimenti di origine animale. L'Emilia Romagna segnala un'irregolarità relativa a un campione di muscolo di tacchino (su 7 totali). L'Istituto zooprofilattico di Lazio e Toscana segnala invece l'irregolarità dell'11,1% dei campioni di coniglio, l'1,8% di campioni di latte vaccino, lo 0,7% di campioni di latte bufalino, l'1,8% di latte ovicaprino, il 18,8% di latte fresco. In Lombardia, il 3,7% dei campioni di latte bovino, il 2,4% di uova di gallina e lo 0,8% di campioni di muscolo bovino risultano non conformi per la presenza di diossine, mentre in Puglia le irregolarità (sempre per presenza di diossine) riguardano un campione di latte bovino e uno di latte ovino su un totale di 120 analizzati.
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MILANO D'UOMO
TARANTO CASTELLO
